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Se il primo capitolo accenna all’influenza delle variabili situazionali su quelle disposizionali, il secondo analizza maggiormente il tema dell’assunzione di ruolo introdotto alla fine del capitolo precedente mostrando sia attraverso l’opera di Totò che del celebre esperimento di Milgram il concetto ed il paradigma scientifico della “Obbedienza all’Autorità”.
Tale paradigma affrontato scientificamente si configura nel contesto storico del processo di Gerusalemme ad Adolf Eichmann, della pubblicazione del best seller “La banalità del male” di Hannah Arendt e, di quel triennio 1961-1963 in cui il nostro De Curtis interpreta in ben tredici film il ruolo dell’autorità.
L’esperimento di Milgram che scioccò il mondo, dimostrando che due persone su tre obbedirebbero ad un’autorità legittima, fino ad uccidere un essere umano sconosciuto e inerme, richiama alla memoria lo sketch del chirurgo in Totò Diabolicus al quale obbedisce “ciecamente” sia lo staff che il paziente in sala operatoria. Il film in questione presenta notevoli spunti di riflessione poiché induce a considerare non soltanto la tendenza ad obbedire ad un’autorità ma anche la diversa forza che un’autorità possiede nell’indurre all’obbedienza a seconda dell’ideologia di cui è portatrice.

L'ESPERIMENTO DI STANLEY MILGRAM

L’esperimento di Milgram scioccò il mondo, dimostrando che due persone su tre obbedirebbero ad un’autorità legittima, fino ad uccidere un essere umano sconosciuto e inerme.

Totò diabolicus - Trama

Totò diabolicus è un film del 1962 diretto da Steno e interpretato da Totò, che dà volto a ben sei personaggi differenti. Il film è una parodia del genere giallo-poliziesco.

Il marchese Galeazzo di Torrealta viene trovato assassinato nella sua villa. Sul cadavere, l'assassino lascia un biglietto con la sua firma: "Diabolicus". Le indagini della polizia si concentrano sui fratelli della vittima, sospettati di avere ucciso il marchese per venire in possesso della sua ricca eredità: ma tutti sembrano avere un alibi di ferro.

leggi tutto (fonte: wikipedia)

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Milgram S., Obbedienza all’autorità. Uno sguardo sperimentale, Einaudi, Torino 2003.

«Fermi davanti a gabbie di vetro, leggermente inclinati in avanti, quasi nel tentativo di evitare riflessi che potrebbero impedire una corretta visione di ciò che è al di là del vetro. La mente percorsa da pensieri che stentano a trovare un equilibrio cognitivo. Parole appena bisbigliate, se non soffocate in gola. Che cosa significa agire? Compiere il "male"? Che cosa significa essere responsabili? Accondiscendere e dire di sì, opporsi e dire di no? Probabilmente nessuno avrebbe mai immaginato che l'umanità si sarebbe raccolta dinanzi a gabbie di vetro per riflettere sul senso dell'azione» (A. Zamperini).
È il 1962. In Israele si sta celebrando il processo ad Adolf Eichmann, il famigerato «trasportatore di morte». Il mondo intero s'interroga sulla «banalità del male», incredulo di fronte all'idea che le persone crudeli non siano mostri informi, ma uomini comuni. La stessa ordinarietà dei cittadini nordamericani che Stanley Milgram, psicologo sociale «irriverente» e anticonformista, recluta in quegli anni per il suo celebre esperimento sull'obbedienza all'autorità.
Individui qualsiasi, convocati in laboratorio per obbedire a ordini che offendono il loro senso morale e studiati nella loro propensione alla sudditanza o alla ribellione. Desacralizzando la coscienza quanto l'autonomia morale, e constatandone la docile inefficacia quale baluardo contro l'azione immorale e malvagia, il saggio di Milgram, ormai un classico imprescindibile della psicologia, dischiude scenari inquietanti e attualissimi. Quelli di un mondo colonizzato da una «burocrazia della mente» che, una volta anestetizzato nello svolgimento del proprio compito il giudizio su ciò che è bene e ciò che è male, rende pericolosamente fluttuante e labile la responsabilità soggettiva.

Arendt H., La banalità del male, Feltrinelli, Milano 2001.

Otto Adolf Eichmann, figlio di Karl Adolf e di Maria Schefferling, catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell'11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo e tradotto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l'11 aprile 1961, doveva rispondere di 15 imputazioni. Aveva commesso, in concorso con altri, crimini contro il popolo ebraico e numerosi crimini di guerra sotto il regime nazista. L'autrice assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il "New Yorker", sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro il caso Eichmann. Il Male che Eichmann incarna appare nella Arendt "banale", e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori sono grigi burocrati.

Ravenna M., Carnefici e vittime, Il Mulino, Bologna 2004.

Nel 1942 il battaglione 101 dell'esercito tedesco ricevette l'ordine di rastrellare la popolazione ebrea di un villaggio nei pressi di Lublino, inviando gli uomini abili ai campi di lavoro e sopprimendo le donne, i bambini e gli anziani. I soldati si alternarono nel massacro per tutta la giornata, scegliendo le proprie vittime e uccidendole una dopo l'altra con un colpo di fucile alla nuca; dopo la pausa per il pranzo le esecuzioni continuarono fino a sera. A questo eccidio ne seguirono altri dodici e in un anno il battaglione 101 uccise più di 38.000 persone. Come e a quali condizioni le norme che generalmente inducono ad aiutare e a proteggere il prossimo possono essere così atrocemente sovvertite?

Bìspuri E., Totò attore. La più ampia e definitiva biografia artistica, Gremese, Roma 2010.

Chi sia stato veramente Totò, in che cosa consista la sua arte, quali soprattutto siano le coordinate della sua recitazione, è ancora oggi un campo di indagine poco studiato, almeno con il rigore scientifico che sarebbe necessario. Questo libro, minuziosamente documentato anche attraverso una capillare indagine storico-critica, ha l'ambizione di penetrare all'interno dell'universo attoriale di Totò - in ambito teatrale, cinematografico e televisivo - misurandone i vari registri e le differenze in funzione di ciascuno spettacolo e ciascun film, dalla farsa alla commedia di costume, dalla parodia al realismo, dal dramma al fantastico-surreale di Pasolini. Si scoprirà allora che non esiste un solo Totò, ma tanti quanti sono i livelli recitativi su cui l'attore di volta in volta si colloca, mettendo a frutto una grande tradizione che affonda le sue radici storiche nelle antiche Atellane e nei Fescennini latini, e successivamente nella commedia dell'arte, alla quale con maestria eccezionale l'artista ha sempre voluto rapportarsi. Si comprenderà anche che dietro l'attore Totò c'è la straordinaria scuola napoletana del Pantalena, c'è quell'inimitabile humus antropologico della Campania Felix, c'è Pulcinella con la sua storia lunga quattro secoli. Approfondire l'arte recitativa di Totò è come fare un viaggio all'interno di un mondo solo apparentemente semplice, ma in realtà complesso e variegato, dove ogni singola tessera rimanda a un preciso contesto stilistico.

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